Ebbene si, come avete potuto leggere, esiste una yokai che seguiva la moda del periodo Edo, tanto da guadagnarsi il titolo di strega della cipria. Andiamo però con ordine, chi è l’Oshiroi babā? E’ sostanzialmente una strega, sempre raffigurata come una donna anziana con la schiena gravemente curva per l’età, che si appoggia a una canna di bambù. Indossa un kimono sfilacciato e un enorme cappello di paglia a ombrello, coperto da un fitto strato di neve. In mano tiene una bottiglia di sakè, di solito un classico tokkuri di ceramica. I denti sono colorati di nero ed il suo viso è ricoperto di polvere di oshiroi, spesso spalmata senza alcuna delicatezza o cura.
Proprio da questo ultimo particolare deriverebbe il nome; infatti Oshiroi babā è composto dai kanji 白粉 (oshiroi; cipria bianca) + 婆 (baba; vecchia, strega). La parola oshiroi poi si riferisce specificamente alla cipria bianca usata dalle geishe e dalle maiko. Secondo quanto scritto da Toriyama Sekien nel suo Konjyaku Hyakki Shui, queste streghe sarebbero direttamente al servizio della dea cremisi dei cosmetici, Shifun Senjo 脂粉仙娘 (anche se le fonti di Toriyama non sono confermate, tanto che questa dea non sembra comparire in altri scritti, se non il suo).
Un’altra storia sull’Oshiroi babā proviene invece dalla penisola di Noto, nella prefettura di Ishikawa, tratta dal libro del folklorista Fujiwara Morihiko, “Zusetsu Minzokugaku Zensho” (図説民俗学全集). Qui si racconta di una vecchia donna yokai che esce durante forti tempeste di neve, portando sakè caldo a chi ne ha bisogno, come una sorta di Babbo Natale alcolizzato! Fujiwara descrive l’Oshiroi Baba come molto simile alle Yuki Onna (ricordate?), tuttavia anche in questo caso non ci sono prove a sostegno delle affermazioni dell’autore. A me comunque piace pensare che esista una simpatica vecchina che porta sakè caldo ai bisognosi!
Solitamente questi yokai fanno la loro comparsa nelle zone di montagna, specialmente verso la fine di ogni anno. Nonostante il loro aspetto, sono innocue e non fanno male a nessuno. Non interagiscono mai con gli umani, se non per chiedere, qualche volta, del sakè o del cerone. A proposito del cerone, tornando alla menzione al periodo Edo, sappiamo che l’arte di quel periodo era composta da ritratti di donne accuratamente truccate, dove i colori bianco (per il viso), rosso (guance, unghie e labbra) e nero (denti) la facevano da padrone ed evidentemente anche la strega ne era affascinata e seguiva questa usanza!