Nakano Takeko nasce a Tokyo (l’antica Edo) nel 1847. Il suo percorso di vita è da subito sfolgorante; dopo aver studiato, con risultati eccellenti, calligrafia e letteratura, si esercita e padroneggia con maestria le arti marziali . La sua abilità non passa inosservata, anzi, viene riconosciuta ben presto con la certificazione Hasso-Shoken, un ramo della maggiore tradizione Itto-ryu (stile di combattimento giapponese con la spada).
La samurai inizia quindi ad insegnare l’arte della naginata (arma inastata, costituita da una lunga lama, tipica delle onna-bugeisha) ad un gruppo di giovani allieve. Nonostante l’esercizio però non smette mai di studiare, specialmente le storie delle grandi guerriere del Giappone, sperando un giorno di arrivare ad essere come la leggendaria Tomoe Gozen, di cui prova profonda ammirazione.
Nakano Takeko by ap., su Flickr
La figura di questa eccellente guerriera, oltre al suo difficile cammino per farsi strada in un “mondo di uomini”, è legata ad un evento in particolare: la guerra Boshin. In questo conflitto civile Nakano difendeva lo shogun Tokugawa Yoshinobu e, combattendo insieme ad un manipolo di guerriere da lei comandate, riuscì a dimostrare quanto fossero caparbie e letali le donne in battaglia. Furono così abili che ottennero, seppur in modo postumo, il nome ufficiale di “esercito femminile”. Nonostante questo, ironia della sorte, a Nakano venne riconosciuto il titolo di leader del suo esercito solo poco prima della sua morte.
Ed è proprio sul ponte di Yanagi, presso Nishibata a Fukushima, mentre infuriava una durissima battaglia contro le truppe imperiali di numero nettamente superiore e dotate di armi da fuoco, che prima divampò accecante e poi si spense la fiamma dell’indomita guerriera. Durante uno degli ultimi assalti, i soldati imperiali si resero conto che i nemici che gli venivano incontro, non erano uomini, ma bensì donne. Presero così la decisione di non fare fuoco. Questo fu un grave errore di valutazione, perché non sapevano quanto abili, spietate e letali potessero essere le guerriere di Takeko.
Lo scontro fu feroce e molti soldati morirono sotto i colpi delle armi bianche. La stessa Takeko abbattè 10 nemici prima di essere ferita mortalmente al petto da un colpo di fucile. Ben conscia di come i nemici trattassero i corpi degli sconfitti, la donna in punto di morte chiese alla sorella, che era al suo fianco sul campo di battaglia, di decapitarla per evitarne la cattura e poterle donare così una sepoltura onorevole nel Tempio di Hokai-ji di Fukushima. Il suo corpo giace ancora presso questo tempio insieme alla sua fedele naginata, con la quale si stima abbia reciso la vita di quasi 200 samurai. Donna dall’indomito coraggio e dall’abilità pari a quella dei più citati colleghi samurai maschi, nonché dalla straordinaria intelligenza, Takeko si è ritagliata una fetta importante della storia del Giappone dell’epoca. Ancora oggi la sua memoria è mantenuta viva da manifestazioni e rievocazioni storiche, che si tengono ogni anno nel mese di settembre, durante il Festival dell’autunno di Aizu.
” Quando paragonata ai cuori dei prodi guerrieri,
non posso rientrare nel loro numero, nonostante questo mio corpo“