Gli yōkai giapponesi sono davvero tantissimi ed il Kazenbō è uno di questi. Si tratta di uno spettro dalle sembianze di un monaco, che viene perennemente divorato dalle fiamme. Lo ritroviamo descritto nel “Konjaku Hyakki Shui” (letteralmente Supplemento ai cento demoni del presente e del passato di Sekien Toriyama, che abbiamo già ritrovato per altri yōkai). Sicuramente non è il primo spirito un po’ macabro che incontriamo, ma il loro aspetto deformato dal fuoco disturba e non poco i pellegrini e i viandanti diretti al monte Toribeyama.
Dovete sapere che appaiono proprio su questo monte, situato fuori Kyoto, perché durante il periodo Heian questo era un importante luogo di sepoltura, soprattutto dei potenti membri della famiglia imperiale e della nobiltà.
Durante le grandi epidemie infatti, i morti venivano portati al Toribeyama e poi cremati in modo che non potessero diffondere ulteriormente le malattie. Le storie raccontano di come apparisse senza fine l’immensa colonna di fumo che si levava dalla montagna, rendendo tutto ancora più tetro.
Successivamente, verso la fine del X secolo, molti venerabili monaci si offrirono come vittime sacrificali, chiedendo di essere bruciati vivi. Perché questo? Perché così facendo speravano di raggiungere lo stato di “funshi ojo” (secondo le loro credenze buddiste), ovvero raggiungere l’illuminazione, liberarsi delle passioni terrene e diventare un Buddha dopo la morte.
Questo rito veniva svolto pubblicamente e generalmente attirava molta gente. Tuttavia non tutti raggiungevano pacificamente l’illuminazione, anzi morivano soffrendo atrocemente. Nonostante il rituale, diversi monaci, essendo troppo attaccati alle cose materiali e terrene della vita, non potevano avere accesso al tanto agognato nirvana e quindi si trasformavano in spettri avvolti dalle fiamme dell’avidità e del peccato, che li divorano senza mai consumarli del tutto però.
Come riportato nel libro dell’Hakutaku, per spiegare in maniera più chiara il perché l’attaccamento non permettesse a certi monaci di raggiungere l’illuminazione, nel buddhismo il peccato principale, padre di ogni altra colpa, è proprio l’attaccamento al mondo materiale, alla ricchezza ed al potere, ma anche al culto di se stessi dell’io, io ed ancora io che non permette di morire spogli da questi falsi valori.
Molti yōkai hanno avuto origine in questo modo; un soggetto troppo legato all’attaccamento, alla morte, si reincarna non in un essere umano ma in uno spettro, destinato a soffrire sino a quando il loro spirito non sarà purificato.
Solita nota nerd a margine: il nome Kazenbō dice qualcosa a chi guarda One Piece? (Allerta spoiler!!) Siamo ad Onigashima e Kanjuro evoca, con il potere del Fude Fude no Mi, un enorme spirito nero fiammeggiante, con lo scopo di distruggere ‘Onigashima l’intera isola!