Ogni tanto anche i Tanuki più dispettosi devono smettere di giocare e prendersi un momento di serietà. È il caso di questa fermata, in cui scopriremo una storia, quella delle parole gettate nel vento. Tutto iniziò con Itaru Sasaki, designer di giardini, che nel 2010 sfortunatamente perse suo cugino a causa di un cancro. Per affrontare il proprio lutto, progettò una cabina telefonica, bianca con pannelli in vetro, scollegata da tutto, situata su un’incantevole collina immersa nella natura ed affacciata sul mare.
Questa cabina, chiamata 風の電話 (kaze no denwa, il telefono del vento) gli permise di sfogare i propri sentimenti conversando, attraverso questa linea collegata al vento, con la persona che era venuta a mancare. Dopo questo singolare episodio, l’11 marzo 2011, purtroppo si scatenò il terribile terremoto, con conseguente maremoto (probabilmente uno dei più catastrofici della storia), che nel Tohoku causò migliaia di vittime e che fece soffrire l’intero Giappone. Dopo quel giorno molti giapponesi si offrirono per dare una mano, ed anche il signor Sasaki volle aiutare a modo suo. Aprì la sua cabina telefonica al pubblico, per dare conforto a chi aveva perso i propri cari in quella tragedia. Fu un successo inaspettato, tantissime persone trovarono pace nel poter avere quel contatto spirituale con chi amavano.
Si stima che ormai più di 30.000 persone siano state ospitate dalla cabina, e la sua fama è diventata così grande da farla diventare protagonista di libri e film, e da essere replicata in altre parti del mondo. “La magia della cabina sta anche nella capacità di superare le barriere di genere, religione e razza, ma bisogna avere una buona immaginazione, piuttosto che valorizzare solo ciò che possiamo vedere, sentire e toccare, dobbiamo anche riconoscere il valore delle cose che non hanno una forma, una voce udibile” ha detto il signor Sasaki.
Certo, parlare da un telefono senza fili, con qualcuno che non c’è più, potrebbe sembrare strano, ma anche la scienza ha constatato e dimostrato che trovare questi “sfoghi” per il dolore, può aiutare la gente a superare momenti difficili e di straziante lutto. Quel contatto magico infatti, in una cabina sospesa tra cielo e mare, tra aria e terra, ha reso quelle parole gettate al vento, attraverso la cornetta, una cura per l’anima di chi si sentiva perso.