Non sappiamo se lo Hiyaku sia presente ancora tra le pratiche religiose odierne ma, sicuramente, quando ancora Tokyo era chiamata Yedo (quindi parliamo di centinaia di anni fa), rappresentava un importante “esercizio” per essere definito un buon Buddista, cosa che effettivamente non era affatto semplice, per tutta una serie di rituali, digiuni, mortificazioni della carne e astinenze che, un tempo, bisognava compiere per propiziare degnamente le divinità e richiamare su di se la buona sorte.

Presso il tempio della cittadina di Meguro, era possibile assistere, durante il periodo estivo, proprio a questo rito di assoluta pazienza, anche chiamato “le cento volte”. Ma perché questo nome? Perché per compierlo correttamente, bisogna camminare avanti e indietro esattamente cento volte tra due punti, ben delimitati all’interno del sacrario, ripetendo ad ogni passaggio una preghiera. Ovviamente è necessario tenere il conto dei passaggi già effettuati; questo lo si può fare o semplicemente con le dita, o depositando una pagliuzza ricurva dentro un apposito contenitore. Lo spazio destinato a questa cerimonia è delimitato da una statua del dio Tengu (il cane del cielo) ed uno scatolone pieno di contrassegni di paglia con inscritto sopra la parola Hiyaku Do.