Sappiamo che la cultura giapponese è molto ricca di miti, di leggende e soprattutto di creature sovrannaturali, diverse delle quali abbiamo già incontrato nel nostro viaggio alla scoperta del Giappone. Non tutte queste creature però hanno un aspetto mostruoso o bizzarro: è il caso del Gyokuto, anche detto coniglio lunare.
Il mito del coniglio della luna in Giappone è davvero antichissimo, ma in generale è una creatura del folklore, presente in diverse culture dell’estremo oriente. Si tratta proprio di un coniglio, che vive sulla luna. Regge fra le zampe un pestello, con il quale è intento a pestare un mochi nel classico contenitore, per la realizzazione del famoso dolcetto, ovvero l’usu (un mortaio di grandi dimensioni). La tradizione cinese, invece, vuole che il coniglio stia preparando l’elisir dell’eterna giovinezza.
La primissima versione del Gyokuto, anche detto tsuki no usagi (月の兎) proviene dai racconti di Jātaka, una raccolta di leggende buddiste del IV secolo a.C., scritte in sanscrito. Arrivò in Giappone nel VII secolo d.C. dalla Cina, dopo essere passato per l’India, dove la storia fu nuovamente rimaneggiata per adattarsi al folklore locale.
La versione giapponese del Gyokuto, compare così nel Konjaku Monogatarishū, antologia di storie buddiste del IV secolo a.C. La storia narra di 4 animali, una scimmia, una lontra, una volpe ed un coniglio, che durante il fusatsu (giorno ricorrente all’osservanza dei precetti buddhisti, dedicato alla carità e alla meditazione) si ritrovarono a “sfidarsi” per aiutare un povero viandante in difficoltà.
La scimmia sfruttando le sue abilità si arrampicò su un albero e raccolse per l’uomo diversi frutti. La lontra dal canto suo, quale abile pescatrice, procurò all’uomo dei pesci con cui sfamarsi. La volpe, grazie alla sua astuzia, riuscì ad introdursi in un’abitazione e rubare del cibo. Rimaneva solo il coniglio, che purtroppo non riuscì a portare nulla al pover’uomo. Triste e sconsolato per non avere abilità che potessero essere d’aiuto, il coniglio, chiese ai 3 compagni animali di aiutare il viandante ad allestire un fuoco. Una volta acceso, donò l’unica cosa che poteva dare, ovvero se stesso. Si gettò nelle fiamme senza indugio, cosicchè l’uomo potesse cibarsene. Quel nobile tanto quanto estremo gesto non passò inosservato. Il vecchio infatti era in realtà Taishakuten, una delle divinità del cielo. Prese il corpo del coniglio e lo depositò proprio sulla luna in modo che tutti, volgendo lo sguardo al cielo, potessero sempre ricordarsi di quel gesto d’altruismo ed esserne così ispirati.
Anche la tradizione vuole che le macchie che si vedono sulla luna, siano proprio la sagoma del nobile coniglio. Coniglio lunare che ritroviamo in diversi manga (o nel loro adattamento anime). Da Dragon Ball a Lamù, passando per Saint Seiya (ve lo ricordate il pezzo della “nobile lepre”?) per finire con Sailor Moon, il cui nome originale è Usagi Tsukino, la cui pronuncia è uguale al termine giapponese usato proprio per “coniglio della Luna”.