Non ci troviamo sull’isola di Paradis (chi ha visto o letto Attack on titan sa di cosa parlo), ma sicuramente ci troviamo di fronte allo yōkai più grande di tutti, effettivamente paragonabile, come dimensioni, al gigante colossale del famosissimo manga.
In buona sostanza si tratta proprio di un gigantesco umanoide con la testa calva, che lo fa assomigliare molto ad un prete buddhista. Non solo; ha anche la pelle nerissima come la pece, occhi grandi e sporgenti ed una lunghissima lingua penzolante.
Si dice che il Daidara botchi sia così grande che i suoi movimenti possano essere avvertiti in tutto il mondo e che potrebbero persino arrivare a modellarlo. Quando cammina infatti, le sue impronte formano laghi e vallate. Molti luoghi, in Giappone, si narra siano stati creati proprio dal passaggio di questo “prete” gigante.
Tuttavia nonostante questa denominazione, l’origine del nome presenta molte varianti a seconda della zona del paese in cui ci si sposta. Effettivamente il termine “prete” è più un termine che vuole indicare un individuo e non fa necessariamente riferimento ad un ruolo nella religione buddhista. A dirla tutta infatti Daidara botchi, ovvero il Grande prete Taro, è in realtà un nome figurato. Anche Taro, infatti, è un nome talmente comune che viene utilizzato per indicare genericamente un “tizio”.
In generale il folklore giapponese è pieno di giganti, ma il Daidara botchi è quello che in quanto a dimensioni supera chiunque altro. In una famosa leggenda questo gigante, volendo capire se fosse più pesante il monte Tsukuba o il Fujisan (monte Fuji) pose entrambi su una bilancia. Fatto questo però, fece cadere accidentalmente il Fuji dando così origine alla forma della sua vetta.
A proposito del monte Fuji, un’altra leggenda dice che proprio quest’ultimo sia stato creato dal prete gigante, che dopo aver letteralmente rastrellato tutto il terreno della provincia dell’attuale Yamanashi (nella regione del Chubu) ne fece un enorme cumulo. Questo però non era sufficiente a realizzare l’alta vetta e così dall’attuale prefettura di Shiga (nella regione del Kansai) prese ulteriore materiale, andando a creare anche la conca del lago Biwa, dove aveva scavato.
Curiosità da nerd: avete presente quello che nell’adattamento italiano viene definito “Dio bestia” nel capolavoro di Hayao Miyazaki e Studio Ghibli, Principessa Mononoke? Ebbene l’essere, come sapete, è una divinità della natura (nonchè spirito della foresta) e la sua forma notturna, rispetto alla sua forma diurna, è quella di un essere colossale che è proprio associata al Daidara botchi. Aggiungo ancora che quest’ultimo è anche una creatura immaginaria della serie sequel del manga Shaman King.
Fonti consultate: il libro dello Hakutaku, Storie di Mostri giapponesi