Da appassionato di One Piece, non posso che pensare: “ma allora il frutto del diavolo esiste veramente!”. Ebbene, anche se in fin dei conti questo frutto non darà poteri particolari, è sicuramente singolare.
Si tratta del frutto dell’arbusto di vite di cioccolato a cinque foglie (akebia quintana), che cresce spontaneamente ed è chiamato akebi in giapponese. Gli akebi sono generalmente di stagione nella breve parentesi temporale che va da ottobre a novembre di ogni anno. Questa pianta rampicante, semi-sempreverde, ha delle belle foglie palmate con cinque foglioline con un lungo picciolo. Produce anche grappoli di piccoli fiori in primavera. Il colore viola-marrone e il profumo speziato e vanigliato di questi fiori spiegano il suo nome inglese di Chocolate vine.
Devo ammettere che prorpio la colorazione di questo viola così intenso e vivido dà veramente l’impressione di essere una specie di pianta velenosa o appunto uno strano ibrido di frutto del diavolo che conferisce poteri proprio come in One Piece.
All’interno del guscio (che dalla forma ricorda molto la fava di cacao), una volta aperto, possiamo trovare invece una polpa bianca traslucida che contiene piccoli semi scuri.
Inizialmente non sapevamo nemmeno fosse commestibile, ma cercando un po’ qua e là abbiamo visto che un piccolo cartello accanto all’espositore di un supermercato consigliava due deliziosi modi di prepararlo: o tagliandolo a fette poi unito a costine di maiale grigliate o saltandolo in padella con un condimento al miso.
Il gusto in purezza non è così particolare però: un tocco di dolcezza è tanti semi! Tuttavia in tempi passati era un frutto che si trovava principalmente in montagna e ai tempi in cui lo zucchero non era ampiamente disponibile, qualsiasi cosa dolce era una grande leccornia, quindi i bambini si divertivano a mangiare l’akebi.
“Mi chiedo se sai cos’è questo?” Era un grosso ramo ricoperto di bozzoli bianco-viola; il tipo di bozzoli da cui escono i Godzilla. “Questo è un akebi”, disse la donna. “Sono bozzoli?”
“No, sono solo bacche”.
“Sembra che abbiano delle larve enormi dentro”, osservai. “Cosa ne fai?”
“Oh, sono solo per decorazione. Quando ero bambina le mangiavamo. Ma non più, no, non più. Chiamavamo questa pianta la Principessa delle Montagne. Immagina di mangiare qualcosa con un nome del genere”.
Tratto da “Alla ricerca dei perduti – Viaggi attraverso un Giappone in via di estinzione” di Alan Booth (Kodansha International; 1996)