Estremamente croccanti e saporiti, i senbei sono i tradizionali crackers di riso giapponesi e vengono serviti in molte occasioni. Potresti trovarli, ad esempio, spesso accompagnati con del buon thè verde per una merenda alternativa, ma non solo. Oltretutto il senbei è solo uno dei tanti tipi di crackers che esistono in Giappone. Personalmente posso confermare che una volta assaggiati creano molta dipendenza e difficilmente ci si può accontentare di sgranocchiarne uno solo. Io vi ho avvertito!
Sono fatti di joshinko (上新粉, riso non glutinoso) e provengono originariamente dalla Cina. Si presume siano stati introdotti in Giappone durante il periodo Asuka (538 d.C. – 710 d.C.) o forse durante la dinastia Tang, intorno al VI secolo e ad oggi sono uno degli snack più antichi ancora esistenti nel paese. La versione con la farina di riso, inizialmente, non era l’unica; in passato infatti sono stati prodotti con farina di frumento e patate, ma anche con salsa di soia durante il periodo Edo (1603-1868). Quest’ultima è la versione che ha lanciato il senbei al suo attuale successo.
Ovviamente adesso esistono in moltissimi gusti, ma eviterò di elencarli tutti per lasciarvi il piacere della scoperta. Sappiate solo che è uno spuntino che può essere sia dolce (se ricoperto di zucchero zarame, per esempio) che salato (con gamberetti, mirin o nori come condimenti tipici).
A dispetto di quanto già detto, è plausibile che siano anche più antichi della dinastia Tang e che fossero un lusso riservato alla corte cinese, consumati solo in occasioni speciali. La teoria più accreditata e famosa sulla loro creazione è quella che siano stati preparati da Osen, una donna dell’epoca. Si dice che abbia creato il senbei dopo aver cucinato il dango avanzato appiattendolo e arrostendone la pasta.
Ma letteralmente cosa significa la parola senbei? In giapponese senbei si scrive 煎餅 e può essere tradotto come “biscotto di riso”, “cracker giapponese” o “wafer”. La parola è composta da 2 kanji separati: 煎 e 餅. Il primo in questo caso si legge “sen” e può essere tradotto con seccare, arrostire, ma anche bollire. L’altro kanji, 餅, qui pronunciato “bei”, è tradotto come “tortino di riso mochi”.
Dulcis in fundo, che sapore ha il senbei? Questa non è una domanda semplice a cui rispondere, però posso dirvi che la sua combinazione di dolce e salato è superba e che pur nella sua semplicità è qualcosa di invitante e soprattutto ribadisco, uno tira l’altro. Provare per credere!