Nel nostro percorso, ricco di fermate, ne abbiamo già conosciute 2 di queste coraggiose, temibili e davvero abili onna-bugeisha. Adesso è tempo di scavare ancora più a fondo e scoprire ulteriori fatti su queste straordinarie samurai. Noi ve ne elenchiamo 10, ma la storia delle donne guerriere è molto più ampia e cercheremo di portare alla luce sempre più informazioni.
- La storia delle onna-bugeisha può essere fatta risalire all’imperatrice Jingū (169-269), una delle prime donne guerriere nella storia del Giappone. Dopo la morte di suo marito, l’imperatore Chūai, salì al trono e guidò personalmente un’invasione di Silla, l’attuale Corea. Jingū era davvero una temibile samurai e sfidò ogni norma sociale del suo tempo. Si racconta che fosse incinta, quando scese in battaglia. Fasciò con delle bende il suo corpo, indossò un’armatura da uomo e guidò senza alcuna paura le truppe in battaglia. Leggenda narra che portò a compimento la sua spedizione senza versare nemmeno una goccia di sangue, continuando a governare il Giappone per i successivi 70 anni, fino alla veneranda età di 100 anni. Nel 1881, Jingū divenne la prima donna ad apparire su una banconota giapponese.
- Le onna-bugeisha furono addestrate a usare un’arma specificamente progettata per loro, ovvero la Naginata (arma inastata molto versatile, con lama curva sulla punta, che permetteva un’ottima stabilità in combattimento). Durante gli anni pacifici del periodo Edo, la naginata divenne un simbolo di status e spesso faceva parte della dote delle donne della nobiltà. Più tardi nell’era Meiji, divenne popolare come arte marziale per le donne. Furono infatti create molte scuole incentrate proprio sull’uso di quest’arma.
- La guerra di Genpei (1180-85) tra le dinastie rivali dei samurai di Minamoto e Taira, diede origine a una delle più grandi guerriere giapponesi: Tomoe Gozen, di cui trovate qui la storia.
- Hōjō Masako, moglie del primo shōgun del periodo Kamakura (1185-1333), fu la prima onna-bugeisha ad essere un personaggio di spicco nello scenario politico. Dopo la morte del marito, Masako divenne una monaca buddista, un destino tradizionale e comune per le vedove samurai, ma continuò il suo coinvolgimento all’interno della politica. Giocò un ruolo chiave nel plasmare la carriera dei suoi due figli, Minamoto no Yoriie e Minamoto no Sanetomo, poi divenuti rispettivamente il secondo e il terzo shōgun. Le donne ottennero uno status più elevato nella famiglia e poterono quindi controllare le finanze, mantenere le loro case, gestire la servitù e crescere i loro figli con un’adeguata educazione da samurai.
- L’onna-bugeisha apparteneva ai bushi, una classe nobile di guerrieri feudali giapponesi, che esisteva già molto prima che il termine “samurai” entrasse in uso. Tra il XII e il XIX secolo, queste donne dell’alta borghesia furono formate nell’arte della guerra, principalmente per difendere se stesse e le loro case. In caso di invasione nemica le onna-bugeisha avrebbero dovuto combattere fino alla fine e morire con onore, armi in pugno difendendo la propria comunità. (continua…)